Grazie a Carla che ha voluto
condividere questo suo momento di vita. Di vera vita, perché solo quando ci
emozioniamo possiamo dire di essere davvero vivi.
Ho il
privilegio di lavorare nel centro storico di Roma, vicino al Pantheon e a
Piazza Navona. Tutti i giorni durante i miei spostamenti in questa zona
meravigliosa incrocio carovane di turisti provenienti da tutto il mondo,
scolaresche in gita, manifestanti di vario genere e...tanti mendicanti.
Italiani e stranieri, con o senza menomazioni fisiche esibite, più o meno
insistenti: tutti chiedono soldi, umilmente o con una certa veemenza. Non faccio elemosine, non mi
interessano le loro storie, non voglio pensare ad un loro eventuale
sfruttamento da parte di terze persone. Per me ormai sono diventate figure
invisibili.
Poi è
accaduto qualcosa: in una di quelle belle e soleggiate giornate di dicembre non
più autunnali e non ancora invernali ho deciso di pranzare mangiando un panino
seduta su una panchina e, felice della mia scelta, ho iniziato a guardarmi
intorno. Persone, da sole o in gruppo, mi passavano davanti sul
largo marciapiede più o meno velocemente e chiassosamente e dalla mia panchina
ho iniziato ad osservarle con meno distrazione di quella che di solito riservo
alla popolazione della strada. Ed è stato a quel punto che mi sono resa conto
della presenza, proprio di fronte a me, di un uomo anziano che, seduto su un
piccolo sgabello a ridosso di un muro, guardava anche lui i
passanti. Ma sembrava non vederli. Accanto a lui un piccolo cagnolino, seduto
composto e silenzioso come il suo padrone, e una scatola per raccogliere
qualche moneta lasciata cadere con distrazione da persone più fortunate. Dalla mia
postazione ho iniziato ad osservare quest'uomo, anziano ma non troppo, vestito
di povere cose ma non di stracci, non trasandato e silenzioso; ogni tanto
accarezzava il suo cagnolino che, senza scomporsi, si beava di quella
manifestazione di affetto. Mi sono chiesta quale fosse il suo passato, perché
fosse costretto a mendicare, quali altri affetti ci fossero nella sua vita
oltre al suo piccolo cane. Mentre pensavo a tutto questo, ciò che mi colpiva di
più era la dignità con cui l'uomo rimaneva seduto e in silenzio, con i suoi
occhi che guardavano il mondo che gli passava davanti e la sua mano rugosa che
accarezzava il cagnolino. Non so esattamente per quanto tempo sono rimasta a
guardare, pensare, immaginare prima di riuscire a tornare alla mia realtà fatta
di orari da rispettare, appuntamenti, impegni, programmi. Mi sono avvicinata
all'uomo anziano con il cane e, salutando, ho messo nella sua scatola quanto
necessario per permettergli di mangiare e non soltanto di sfamarsi. Non
dimenticherò facilmente lo sguardo di quell'uomo che per ringraziarmi si è
alzato dal suo sgabello e chinando leggermente il capo ha puntato i suoi occhi
azzurri nei miei. Ci siamo guardati per pochi interminabili secondi e ognuno di
noi ha visto un essere umano di fronte sé. A me non accadeva da molto tempo:
l'invisibile era di nuovo visibile.
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